ilCatalogo - Rassegna di scrittori, poeti, grafici, pittori, fumettisti, fotografi - a cura de ilVignettificio
 
               

LA GUERRA DEI MONDI II

Alieni all'Arenella!


Chiappariè era piccolo e nero, dormiva in uno scantinato a Via Salvator Rosa e puliva i parabrezza all'Arenella. Aveva profugato in mezzo mondo e parlava un misto di dodici lingue che nessuno capiva. Fu lui, una notte, a notare per primo uno strano punto luminoso nel cielo sopra piazza Medaglie d'Oro; lo indicò ad una signora al balcone che non capì e gli tirò una cicca, così si andò a coricare. All'alba le luci erano due, e le notò la signorina Russo Gelsomina, nota come Zizzacchiona, che tornava dal lavoro. Le indicò alla signora al balcone che non capì e le tirò una cicca, quindi si andò a coricare.

Alle 9,25 iniziò un attacco che in confronto Indipendence day sembrava Tre metri sopra il cielo: gli ufo lanciavano razzi fotonici, missili protonici e siluri fotogenici, le forze della NATO rispondevano con bombe intelligenti, pallottole perspicaci e missili geniali in diretta su Canale 5, presentati dalla cucina più amata dagli italiani.

Berlusconi affermò che era un attacco alla sua persona da comunisti spaziali, Calderoli disse che era il risultato della politica della sinistra di aprire le frontiere a negri e omosessuali, Veltroni dichiarò che bisognava comporre le divergenze superando ostacoli retaggio di vecchie ideologie; il papa pontificò non facciano sesso fuori dal matrimonio; Bush sentenziò che avrebbe sterminato tutti per la pace e la democrazia e aggiunse Dio benedica l'America entro mezzogiorno o sarà peggio per lui.

Ma l'eroica difesa terrestre nulla poté contro la soverchiante potenza aliena, gli invasori sconfissero ogni resistenza e il primo disco volante atterrò alle 13.09 a piazza Muzij. Tutti si chiusero in casa. La signora al balcone non capì e tirò una cicca. Chiapparié non perse tempo e andò a pulire il parabrezza, chiedendo nel suo ibrido idioma quanto avevano viaggiato per avere tanti moscerini spiaccicati.

Per chi sa quale siderale coincidenza, gli omini verdi capivano la sua lingua:

  • “E tu chi sei, Salvatore del nome della rosa?”
  • “No, Chiappariè di Salvator Rosa. E voi che siete venuti a fare? Dovevate proprio fare tanto casino? Faccio pure il vetro dietro?”
  • “Siamo gli invasori venuti dallo spazio! Abbiamo percorso migliaia di anni luce e niente ci può fermare! Il vetro dietro no, è pulito.”
  • “Sapeste quello che ho percorso io! Comunque qua ci sto io, andate al semaforo di via Piscicelli.”
  • “Anche tu vieni da un'altra galassia?”
  • “E che ne so? Quando sono nato ero piccolo, chi si ricorda dov'ero. Fui venduto con mia sorella come confezione famiglia di organi da trapianto, poi scappammo. Adesso io sono Chiappariè e lei Ciucculà, io lavoro ai semafori e lei sui marciapiedi”.
  • “Perché?”
  • “Perché in mezzo alla strada ci investono! E voi che fate? Ce li avete gli accendini?”
  • “Accendini? Noi abbiamo i laser parabolici disintegranti, i missili supersbriciolanti...”
  • “No, coi giocattoli non si fa una lira! piuttosto, il permesso di soggiorno ce l'avete?”
  • “Che arma è?”
  • “Il permesso di soggiorno è una cosa che se ce l'hai sono cazzi tuoi, se non ce l'hai sono cazzi tuoi, se lo vuoi sono cazzi tuoi.”
  • “E che vuol dire?”
  • “Non l'ho mai capito. Ma se sei venuto perché da dove vieni non hai la casa, non hai il lavoro e non puoi campare, devi avere la casa, il lavoro e i soldi per campare, se no non puoi avere la casa, non puoi lavorare e non puoi campare!”
  • “Forse non ci siamo capiti: io sono il comandante invasore, il generale CGR43P!”
  • “E chi se ne frega del codice fiscale! Tu sei piccolo, illegale e straniero, quindi vai bene per qualche congrega di pedofili o per cucire scarpe, poi ti mandano a spacciare e se ti acchiappa la polizia ti ributtano a mare! Il vetro l'ho finito, caccia i soldi.”

Gli extraterrestri si consultarono un po', poi allungarono cinque spaziocentesimi al ragazzo e decollarono a tutta velocità, lasciandosi dietro cumuli di macerie fumanti e Chiappariè che pesava la moneta:

  • Più ci hanno la macchina grande e più sono tirchi!”

La signora al balcone non capì e tirò una cicca.


Mauro Pandolfi.
mauropandolfi@libero.it

Nota biografica

MAURO PANDOLFI

"Come sa chi mi conosce, sono un essere metà uomo e metà commercialista, diviso tra lo stress del lavoro e le passioni di uno schizzato cronico. Così, tra una dichiarazione dei redditi e una riunione di condominio, per resistenza umana, coltivo vecchie passioni come la scrittura e il disegno. Questo racconto lo scrissi per la prima volta per un giornale del quartiere Arenella a Napoli, ispirandomi al classico della fantascienza di H.G. Welles, in cui invasori alieni dopo aver sconfitto tutte le resistenze militari venivano costretti alla ingloriosa ritirata da vili batteri terrestri. Un altro Wells, Orson, fu autore di quella memorabile interpretazione radiofonica in cui il racconto veniva ambientato nei luoghi dove si trasmetteva, con coinvolgimento fin troppo realistico degli ascoltatori.
Non ho sito web, né tantomeno un curriculum per la mia metà non fiscale, ho solo la mia piccola e-mail e il mio piccolissimo profilo facebookiano, eppur ci sono..."

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